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Discriminazione

L’età come causa principale di discriminazione sul luogo di lavoro

Un’indagine di PageGroup ha rivelato che un terzo delle persone si sente discriminato a causa dell’età. La discriminazione riguarda sia lavoratori pubblici che dipendenti di aziende private. La discriminazione di genere si aggiunge a quella per background culturale.

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Secondo un’analisi di PageGroup, il fenomeno della discriminazione sul lavoro supera quello di genere. Un terzo delle persone si sente discriminato a causa dell’età, emerge dall’indagine condotta a livello europeo da PageGroup su un campione di circa 5.000 persone.

La discriminazione non riguarda solo il genere: 1 persona su 3 è stata discriminata per l’età nell’ultimo anno. La discriminazione si manifesta sia nella pubblica amministrazione che nelle aziende private.

Nella pubblica amministrazione, la Corte di cassazione è intervenuta recentemente nel caso del licenziamento di un dipendente che aveva maturato i requisiti per accedere alla pensione, stabilendo che occorre che la facoltà di recesso venga esercitata nel rispetto dell’obbligo di motivazione dell’atto amministrativo per evitare discriminazioni in ragione dell’età.

Dalla macchina pubblica alle aziende private il passo dei giudici non cambia, come dimostra una pronuncia del Tribunale di Milano, secondo cui la nullità di un licenziamento è stata dichiarata a causa della violazione del divieto di recesso per ragioni oggettive, attuato anche sul personale dirigenziale, e per il licenziamento intimato per ragioni esclusivamente connesse con l’età anagrafica del ricorrente.

Pamela Bonavita, managing director di PageGroup, sottolinea che l’età è la causa più comune di discriminazione, seguita dal genere e dal background culturale. Non sentirsi accolti sul luogo di lavoro può rendere le persone insicure, escluse e svantaggiate.

Le conseguenze della discriminazione possono avere un impatto significativo sulle organizzazioni, spingendo le persone a voler lasciare l’azienda, portando con sé conoscenze e competenze. 2 intervistati su 3 hanno dichiarato di non sentirsi completamente se stessi quando sono in ufficio e per questo cercano di adattare il proprio stile per provare a ridurre al minimo le differenze con il resto del team.

La gestione della discriminazione richiede una cultura aziendale che favorisca inclusività e accoglienza, formazione continua per aumentare la consapevolezza sulla discriminazione e sulle questioni ad essa correlate e la revisione delle procedure per identificare e risolvere eventuali problemi.

Nel complesso, la discriminazione basata sull’età è un problema diffuso che richiede l’attenzione delle aziende e delle istituzioni per garantire un ambiente di lavoro equo e inclusivo.

La giurisprudenza nella pubblica amministrazione ha sottolineato l’importanza del rispetto dell’obbligo di motivazione dell’atto amministrativo nella risoluzione del rapporto di lavoro per evitare discriminazioni in ragione dell’età.

Anche nel settore privato sono emerse situazioni in cui la discriminazione per età anagrafica è stata ritenuta responsabile della nullità di un licenziamento, dimostrando che il problema della discriminazione a causa dell’età è diffuso sia nei settori pubblici che privati.

La discriminazione in base all’età, al genere e al background culturale è emersa come un grave problema che può compromettere il benessere delle persone, influenzare negativamente la loro produttività e causare un danno significativo alle aziende. La gestione della diversità sul posto di lavoro è diventata cruciale per le aziende, che devono adottare politiche e procedure atte a prevenire e contrastare la discriminazione. La consapevolezza e l’intervento tempestivo sono fondamentali per garantire un ambiente di lavoro sano e inclusivo.

La giurisprudenza nella pubblica amministrazione e nel settore privato ha ribadito l’importanza del rispetto delle normative anti-discriminazione e delle leggi che tutelano i diritti dei lavoratori, sottolineando la necessità di eliminare pratiche discriminatorie e garantire un trattamento equo per tutti i dipendenti.

Le istituzioni e le aziende devono lavorare insieme per promuovere una cultura organizzativa che valorizzi la diversità e crei un ambiente di lavoro in cui tutti si sentano accolti e rispettati.
La gestione della diversità non è solo una necessità etica, ma anche un fattore chiave per il successo delle aziende. La diversità porta contributi unici e prospettive diverse che possono arricchire l’ambiente di lavoro e stimolare l’innovazione.

La lotta alla discriminazione in base all’età, al genere e al background culturale è un impegno importante che deve coinvolgere tutte le parti interessate, affinché si possa creare un ambiente di lavoro equo e inclusivo per tutti i dipendenti.

Discriminazione

Accordo su discriminazione e molestie: Activision Blizzard pagherà 55 milioni di dollari

Dopo le accuse di discriminazione sul posto di lavoro, lo sviluppatore di videogame Activision Blizzard ha raggiunto un accordo con il dipartimento dei diritti civili della California. Il gigante dei videogiochi corrisponderà 55 milioni di dollari di risarcimento alle vittime del suo comportamento.

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Activision Blizzard, lo sviluppatore di videogiochi dietro titoli come Call of Duty, World of Warcraft, e Overwatch, è stato coinvolto in un’importante controversia legale con il dipartimento dei diritti civili della California.

Dopo le accuse di discriminazione sul posto di lavoro, la multinazionale ha raggiunto un accordo per il quale corrisponderà 55 milioni di dollari di risarcimento alle vittime del suo comportamento.

Secondo la branca del governo californiano che si occupa di diritti civili, Activision Blizzard ha discriminato le donne in forza alla società, negando loro opportunità di promozione e pagandole meno degli uomini per svolgere lavori sostanzialmente simili.

L’accordo, una volta perfezionato, vedrà la multinazionale pagare circa 54.875.000 dollari per coprire gli aiuti diretti ai lavoratori e i costi del contenzioso. Del totale, circa 45.750.000 dollari saranno destinati a un fondo di risarcimento dedicato alle lavoratrici.

La controversia includeva anche la claim originaria sui presunti e diffusi episodi di molestie sessuali e disparità salariale, ma il recente accordo si concentra principalmente sulle accuse di discriminazione e disparità retributive. L’azienda si impegna inoltre a effettuare una valutazione e a formulare raccomandazioni in merito alle politiche retributive e di incentivazione.

Questa conclusione legale mette fine a una lunga battaglia legale che ha coinvolto anche la pubblica offerta di acquisto di Microsoft, la quale avrebbe fatto seguito al calo delle azioni di Activision Blizzard causato dalle accuse nei suoi confronti. Negli ultimi due anni, l’azienda ha vissuto varie controversie che hanno portato a licenziamenti di figure chiave e al perseguimento di cause legali sia da parte di dipendenti che di enti governativi.

Allo stato attuale, Activision Blizzard sta cercando di recuperare la fiducia del pubblico e degli investitori tramite un impegno a garantire politiche di remunerazione e promozione e una maggiore inclusione di candidati qualificati provenienti da comunità sottorappresentate. Questo accordo segna un importante passo verso la responsabilizzazione delle grandi aziende nel garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso per i propri dipendenti.

Discriminazione sul lavoro e molestie vanno affrontate in modo serio e responsabile per creare uno spazio lavorativo in cui le persone si sentano valorizzate e rispettate. Tali comportamenti insoddisfacenti minano la produttività e il benessere dei dipendenti, con gravi ripercussioni anche a livello economico e di reputazione aziendale.

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Discriminazione

Parità di genere e situazione lavorativa in Italia: ultimi dati e problemi

In Italia la questione della parità di genere è aperta e legata alla situazione lavorativa: il paese si trova ancora indietro rispetto all’UE. Ecco tutti i nuovi dati e le problematiche.

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La situazione della parità di genere nel mondo del lavoro in Italia è ancora molto dibattuta oggi. Tra uomini e donne non sono tuttora garantite le stesse possibilità, retribuzioni o anche l’accesso a ruoli manageriali, creando continue disparità di genere.

Secondo i dati dell’Agenzia delle Pari Opportunità, l’Italia si trova al quattordicesimo posto della classifica UE sulla base del Gender equality index. L’indice evidenzia la scarsa occupazione, la mancanza di parità sul lavoro, la disuguaglianza nella suddivisione dei carichi di cura e dei soffitti di cristallo nel paese. In particolare, l’Italia si colloca ultima per quanto rigurda la parità di genere nel mondo del lavoro, con un punteggio di 63,2.

La situazione è preoccupante anche per quanto riguarda il tempo dedicato alle attività di cura, che pesa soprattutto sulle donne. Secondo il rapporto dell’Istituto europeo per la gender equality, l’Italia è indietro rispetto agli altri paesi europei su quasi tutta la linea e il percorso per la parità di genere sembra fermo al 2018. Inoltre, l’accesso e la permanenza nel mercato del lavoro sono problematici, specialmente per le donne con figli.

Tuttavia, nonostante questi dati negativi, è stata introdotta una certificazione sulla parità di genere, che offre uno sgravio contributivo significativo per le aziende, incentivando l’implementazione di politiche aziendali mirate a ridurre il divario retributivo tra uomini e donne.

L’obiettivo cruciale è raggiungere la parità di genere, soprattutto attraverso l’istituzione di politiche aziendali volte a ridurre il divario retributivo tra uomini e donne. I datori di lavoro pubblici e privati con più di 50 dipendenti sono obbligati a redigere un rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile, in conformità con il “Codice delle Pari Opportunità“.

Tale attività è essenziale non solo per ottenere la certificazione sulla parità di genere, ma anche per usufruire di uno sgravio contributivo per l’intera durata della certificazione. In conclusione, la parità di genere in Italia è ancora un traguardo lontano, nonostante le iniziative avviate recentemente, evidenziando così le sfide che il paese dovrà affrontare per migliorare la condizione lavorativa delle donne.

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